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SOLUZIONE 9 LETTERE: VATICINIO 

Lo traevano gli auguri: l’antica arte divinatoria dell’interpretazione del volo degli uccelli

Nell’antichità, gli uomini cercavano di scrutare il futuro e comprendere la volontà degli dei attraverso varie pratiche divinatorie. Tra queste, una delle più affascinanti e complesse era l’arte degli auguri, esperti nell’interpretazione del volo degli uccelli per trarre vaticini sul destino di individui e intere civiltà.

Gli auguri erano figure di grande rilievo nella società romana, investiti di un ruolo sacro e politico al tempo stesso. Il loro compito principale consisteva nell’osservare attentamente il comportamento degli uccelli nel cielo, analizzando la direzione del volo, i versi emessi e altri segni considerati portatori di messaggi divini.

La pratica dell’augurio affonda le sue radici nella civiltà etrusca, da cui i Romani l’avrebbero poi ereditata e perfezionata. Gli Etruschi credevano fermamente che gli dei comunicassero con gli uomini attraverso segni celesti, e il volo degli uccelli era considerato uno dei mezzi privilegiati per questa comunicazione soprannaturale.

Per effettuare un vaticinio, l’augure delimitava una porzione di cielo chiamata “templum” utilizzando il suo bastone ricurvo, il “lituus”. All’interno di questo spazio sacro, osservava con attenzione ogni movimento degli uccelli, interpretando ciascun dettaglio come un possibile messaggio divino. La posizione degli uccelli, la loro specie e il numero erano tutti elementi cruciali per la formulazione del responso.

I vaticini degli auguri avevano un peso enorme nelle decisioni politiche e militari di Roma. Nessuna azione importante veniva intrapresa senza prima consultare questi esperti della divinazione. La loro influenza era tale che potevano persino interrompere le assemblee pubbliche o impedire l’elezione di un magistrato se i segni osservati erano considerati sfavorevoli.

Tra gli uccelli più significativi per gli auguri c’erano l’aquila, simbolo di Giove e quindi portatrice di messaggi particolarmente importanti, e il corvo, associato ad Apollo e considerato un uccello profetico per eccellenza. Anche il picchio aveva un ruolo speciale, essendo legato al dio Marte e quindi alle questioni militari.

L’arte degli auguri richiedeva anni di studio e pratica. Gli aspiranti auguri dovevano memorizzare complessi sistemi di interpretazione e affinare la loro capacità di osservazione. Non si trattava semplicemente di guardare il cielo, ma di comprendere un linguaggio segreto che solo gli iniziati potevano decifrare.

Nonostante lo scetticismo di alcuni pensatori romani, come Cicerone, che mettevano in dubbio la validità di queste pratiche, l’augurio rimase una componente fondamentale della religione e della politica romana per secoli. Il suo declino iniziò solo con l’avvento del Cristianesimo, che condannava tali pratiche come superstiziose.

Oggi, l’arte degli auguri rimane un affascinante capitolo della storia antica, testimonianza di come le civiltà del passato cercassero di dare un senso al mondo che le circondava e di prevedere il futuro attraverso l’osservazione della natura. Il loro lascito continua a influenzare la nostra cultura, con espressioni come “di buon augurio” che sopravvivono nel linguaggio moderno, ricordandoci l’antica pratica di trarre vaticini dal volo degli uccelli.

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