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SOLUZIONE 10 LETTERE: CAIO GRACCO 

Caio Gracco: il tribuno che sfidò l’aristocrazia romana

Nell’antica Roma del II secolo a.C., emerse una figura politica destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia: Caio Gracco. Nato nel 154 a.C., Caio era il fratello minore di Tiberio Gracco, anch’egli tribuno della plebe e riformatore. La famiglia dei Gracchi apparteneva all’ordine senatorio, ma si distinse per il suo impegno a favore delle classi meno abbienti. Caio Gracco iniziò la sua carriera politica come questore in Sardegna nel 126 a.C. Tuttavia, fu il suo ritorno a Roma nel 124 a.C. a segnare l’inizio della sua ascesa come tribuno della plebe. Eletto per la prima volta nel 123 a.C., Gracco si impegnò immediatamente in un ambizioso programma di riforme sociali ed economiche. Tra le principali proposte di Caio vi era la lex frumentaria, che prevedeva la distribuzione di grano a prezzo calmierato ai cittadini romani. Questa misura mirava a alleviare la povertà diffusa tra la plebe urbana e a garantire una maggiore sicurezza alimentare. Inoltre, Gracco si adoperò per estendere la cittadinanza romana agli alleati italici, una mossa che avrebbe potuto rivoluzionare l’assetto politico della Repubblica. Un’altra riforma significativa fu la lex judiciaria, che modificava la composizione delle giurie nei processi. Caio propose di includere i cavalieri, l’ordine equestre, nelle giurie, sottraendo così il monopolio ai senatori. Questa mossa mirava a ridurre la corruzione e a garantire una maggiore imparzialità nei processi. Gracco si occupò anche di politica estera, proponendo la fondazione di colonie romane in territori conquistati. Questa strategia aveva lo scopo di alleviare la pressione demografica a Roma e di fornire terre ai veterani e ai cittadini meno abbienti. Tuttavia, le riforme di Caio Gracco incontrarono una feroce opposizione da parte dell’aristocrazia conservatrice. Il Senato, vedendo minacciati i propri privilegi, si adoperò per contrastare l’azione del tribuno. Nel 121 a.C., durante il suo secondo tribunato, Caio si trovò al centro di violenti scontri politici. La tensione raggiunse il culmine quando il console Lucio Opimio, con l’approvazione del Senato, dichiarò lo stato d’emergenza e si mosse contro Gracco e i suoi sostenitori. Nel caos che ne seguì, Caio si trovò isolato sul colle Aventino. Piuttosto che cadere nelle mani dei suoi nemici, secondo la tradizione, Gracco si fece uccidere dal suo schiavo. La morte di Caio Gracco segnò la fine del movimento riformista dei Gracchi, ma le sue idee e le sue proposte continuarono a influenzare la politica romana per decenni. Il suo impegno per la giustizia sociale e la riforma agraria ispirò future generazioni di politici e riformatori. Caio Gracco rimane una figura controversa nella storia romana, visto da alcuni come un pericoloso demagogo e da altri come un coraggioso riformatore. Ciò che è certo è che il suo breve ma intenso periodo come tribuno della plebe lasciò un segno indelebile nella storia della Repubblica romana, aprendo la strada a cambiamenti che avrebbero plasmato il futuro di Roma.

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